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Streetart by Andrea Buglisi @ Riace, Italy, for Regione Calabria, Comune di Riace
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La mattina del 16 agosto 1972, lo Ionio, bacino del Mediterraneo orientale, restituisce alla storia contemporanea la vecchia storia. Il volto iconico e il corpo statuario. La lingua greco antica.
Dal ventre ionico del mare di Riace, a Porto Forticchio, riemergono il petto e la schiena della Magna Grecia. La massa del tricipite, il volume della coscia e la caviglia snella.
Supini, occhi fissi in superficie, spalle atletiche, braccia vigorosamente pronunciate, cosce elaborate secondo la forza umana, zigomi pungenti, e bocca bruna da baciare. Due guerrieri nel mare nostrum.
Il sub Stefano Mariottini, a 300 metri dalla costa del mare di Riace, e a 8 metri di profondità, rinviene, depositati sul fondale, ricoperti da pugni massicci di sabbia, due statue bronzee.
Chi è la?
Lo Ionio, sempre clemente e mai avaro, fa l'omaggio più bello che un mare del Sud avrebbe potuto fare al suo Meridione di terra, offrendo ciò che per ben 2500 anni circa ha custodito. Guerrieri bronzei di manifattura ellenica, con cui la spuma greca del mare di Calabria, ha visibilmente giocato per secoli, elaborando ricami, miriade di piccinissime incrostazioni, stratificazioni di sale e chiazze di ossido.
Sulla via degli antichi greci, il mare ritorna ai postumi i suoi Grandi Padri. Il bronzo B e il bronzo A, il vecchio e il giovane. Tenuti a pubblico battesimo come "I bronzi di Riace".
Un'offerta degli Dei al nuovo mondo. Un complesso di meraviglia stravagante e spettacolo puro, piacere della carne e sublimazione dello spirito. Stato umano di sbalordimento.
Alti rispettivamente 1,98 e 1,97 m, per un peso di 160 kg. Risalenti alla metà del V secolo a.C., con un carico di mistero che li rende praticamente bellissimi. E li fa oggetto di grande ammirazione, di pubblica lode.
I bronzi diventano immediato emblema di una storia unica, sempiterna, rivelata dal gaudio, il lume, il dolore e la gloria, ma velata da un mistero straordinario, irraggiungibile nella normale contemplazione, vivo al di là di ogni ragionevole orientamento, pervaso di reazioni cariche di fascino, in grado di donare ai due guerrieri ulteriore valore storico, artistico e culturale. In una misura che ovviamente non è comune in termini di doti e capacità.
I bronzi di Riace hanno una ritmica impossibile da riprodurre, l'immenso che riflettono li sottopone alla cadenza di un tempo illimitato e indefinito. Indistruttibile e interminabile.
Senza uguali e senza simili, affermato e indiscusso marcatore distintivo identitario della Regione Calabria, seppur patrimonio dell'umanità intera, nel 50° del loro ritrovamento in mare, di cui oggi, 16 agosto 2022 si celebra la grande festa, ancora una volta raccontano l'immortalità del loro tempo, la durevolezza della storia, l'indistruttibilità dell'arte.
Dal 1972, imponenti e fieri, i bronzi di Riace, si offrono nella loro interezza, nudi e abbaglianti, al Museo di Reggio Calabria. Da ogni parte del mondo, per questo compleanno della storia di cui essi sono la goduria e il piacere, è verso il MARRC di Reggio che invito a organizzare processioni di aerei, macchine, pullman. Colonie di giovani. Ciò che sarà visibile ai vostri occhi è di sconcertante bellezza. Verrà naturale prostrarsi innanzi ai Bronzi come coi Santi, che mentre i Santi sono nicchie sacre a custodirli, i Bronzi li custodisce la Calabria. La culla della Magna Grecia.
Percorrendo il chilometro più bello d'Italia, come lo definì il D'Annunzio, arriverete nella casa in cui I bronzi di Riace, carichi di vigore e bellezza, vi incanteranno. Qui comprenderete che la Calabria, con il suo carico di Magna Grecia, non è una trovata qualunque, ma una verità assoluta.
Poi dirigendovi verso la costa Ionica, sostate a Riace, immergetevi nello Ionio, i Bronzi laggiù fanno sempre magie, raccontano cose che non si sono mai dette.
Buon compleanno ragazzi, buon cinquantesimo miei eroi. Buona festa, Bronzi, e che la bellezza vi accompagni sempre. Anzi, porti innanzi a voi il mondo intero a stupirsi.
Giusy Staropoli Calafati
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L'uso politico della presunzione d'innocenza. Clubhouse speech L'arresto di Toti e la riabilitazione di Lucano Clubhouse speech
Si pone qui un problema inesorabilmente legato al rapporto fra giustizia e politica. Un rapporto necessariamente biunivoco, poiché la separazione dei poteri non toglie che sia comunque la politica a fare le leggi, e che gli amministratori di una repubblica debbano essere a loro volta alla legge soggetti, quindi il pericolo di un uso strumentale della giustizia da parte della politica, e di uno uso strumentale della politica da parte della giustizia, è sempre dietro l'angolo. Questo intervento su Clubhouse è suggerito dalla concomitanza tra due eventi, che hanno animato il dibattito politico a distanza di pochi giorni l'uno dall'altro: l'arresto di Giovanni Toti, Presidente della Regione Liguria, e la piena riabilitazione di Mimmo Lucano in Corte di Cassazione. Due eventi che sembrano andare in direzione opposta, ma che sono profondamente legati.
Se infatti il presidente Toti è stato sottoposto a misure cautelari insieme ad altri venti indagati, nell'ambito dell'inchiesta di un pool antimafia in corso da Giugno del 2023, e dopo che a dicembre già era stata emessa una richiesta di custodia cautelare per il pericolo che l'indagato potesse fuggire, inquinare le prove o reiterare il reato, l'intervento da parte del Ministro della Giustizia Nordio nell'invocarne la presunzione d'innocenza fino all'ultimo grado di giudizio sembrerebbe volgere in direzione d'un condivisibile garantismo istituzionale. Quando parla di giustizia 'a orologeria', considerando la candidatura di Toti alle imminenti elezioni, non ha forse tutti i torti considerando che tra i capi d'imputazione per cui è indagato si menziona proprio la corruzione a fine di turbativa elettorale, dunque il pericolo di reiterare il reato è più che concreto nel caso che sia colpevole, e la misura cautelare tanto più necessaria.
La contemporanea assoluzione di Mimmo Lucano a distanza di anni tuttavia, pone il problema dei due pesi e delle due misure, dal momento che gli avversari politici del sindaco di Riace usarono la sentenza di primo grado, nella quale si attribuivano condanne pesantissime all'imputato, venne usata come un martello politico per distruggere il primo cittadino e la sua politica solidale, nel quadro di nuove prospettive fatte di respingimenti, soccorsi mancati, rimpatrii forzati e discriminazione sociale. Nei confronti di Mimmo Lucano non fu adottata la stessa prospettiva garantista oggi manifestata nei confronti di Giovanni Toti. Allora si preferirono posizioni giustizialiste, che a distanza di anni e col senno di poi hanno avuto l'effetto infamante e destrutturante per tutta la sua esperienza politica, oggi pienamente riabilitata dopo l'ultimo grado di giudizio.
Non si tratta di un caso isolato, lo abbiamo visto proprio nei giorni scorsi quando, a pochi giorni da entrambe gli avvenimenti qui richiamati, i giornali hanno espressamente parlato di 'profumo rubato' in merito alla denuncia a carico dell'onorevole Piero Fassino, infamato alla stregua di un ladro comune per un 'presunto tentato furto' che lo vede altrettanto innocente di Toti fino all'ultimo grado di giudizio. Anche in questo caso la prospettiva sembra vistosamente sbilanciata verso il giustizialismo, non certo verso il garantismo.
Garantisti con gli alleati, con gli uomini del proprio partito, giustizialisti, con gli avversari politici. Questo è l'uso strumentale che della presunzione d'innocenza viene fatto oggi da questa classe politica. Un uso intollerabile, che l'atteggiamento mostrato dal Ministro della Giustizia Nordio ribadisce con la sua pesante accusa di 'giustizia a orologeria'. Se si è invocato ieri il giustizialismo per Lucano, lo si dovrebbe invocare altrettanto e più ancora adesso nei confronti di Toti, per la maggior gravità dei reati per i quali è indagato, per le misure cautelari cui è sottoposto, che indicano un grado di pericolosità diverso, nella valutazione del giudice, di quanto non lo sarebbe stato se quel provvedimento non fosse stato ritenuto necessario.
Presunzioni d'innocenza diverse dunque. Una 'diversa gradazione' dell'innocenza, data dall'uso strumentale della giustizia da parte di quella stessa politica che impunemente accusa la corte di uso politico della giustizia. Siamo con ogni evidenza di fronte a un conflitto evidente fra due poteri dello stato, nel quale non si può non rimarcare la profonda incoerenza della parte politica, pronta a servirsi ora dell'uno, ora dell'altro principio, secondo convenienza.
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Premio Internazionale “Bronzi di Riace”. La XXIII Edizione accolta a Venezia Ha avuto luogo, nella meravigliosa citt... #bronzidiriace #erikabaldin #GiuseppeTripodi #giuseppeviceconte #nunziopuccio #palazzoferrofini #robertovalente #venezia https://agrpress.it/premio-internazionale-bronzi-di-riace-la-xxiii-edizione-accolta-a-venezia/?feed_id=5053&_unique_id=663a2fb13f1bf
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Reggio Calabria, al Cilea la prima del docufilm “Semidei”.
Reggio Calabria, al Cilea la prima del docufilm “Semidei”. “Si terrà il 19 dicembre, alle ore 18,30, presso il teatro Francesco Cilea di Reggio Calabria, la prima visione del docufilm Semidei, girato interamente in Calabria e specificatamente tra Reggio Calabria, Riace, Roccella, Gioia Tauro e Monasterace. L’ingresso, per come stabilito d'intesa con il Comune di Reggio Calabria, sarà gratuito”. Lo annuncia Giusi Princi, vice presidente della Giunta della Regione Calabria. “Il docufilm, realizzato da Carlo Degli Esposti e da Nicola Serra per Palomar Media San in occasione delle celebrazioni dedicate al 50° anniversario del ritrovamento dei Bronzi di Riace, per la regia di Fabio Mollo e Alessandra Cataleta, è stato cofinanziato dalla Regione Calabria - Dipartimento istruzione, formazione, pari opportunità - e dalla Fondazione Calabria Film Commission. La pellicola – ricorda la vicepresidente - è stata presentata in anteprima alla 20esima edizione delle 'Giornate degli autori' nella sezione 'Notti veneziane' alla Mostra d’arte cinematografica di Venezia. È stato presentato inoltre a Nairobi in Kenya, nei prossimi mesi anche in Giappone a Tokyo, in Portogallo a Lisbona e in altri importanti Festival internazionali”. “Semidei, scritto da Armando Maria Trotta, Giuseppe Smorto, Massimo Razzi e Fabio Mollo, ripercorre mezzo secolo di storia raccontando la vicenda dei Bronzi di Riace, i due misteriosi guerrieri che riemersero dal mare di Riace nel 1972, dopo duemila anni passati sott’acqua. Attraverso interviste, documenti inediti, testimonianze dirette e il racconto di un presente in tumulto, i due cineasti accompagnano lo spettatore in un viaggio nel nostro passato e futuro, perché i Bronzi di Riace incarnano i desideri di futuro, di pace e di bellezza che animano da sempre il genere umano. Il documentario ripercorrerà periodi storici significativi grazie a preziosi materiali d’archivio e alle suggestive testimonianze di esperti e storici.Il docufilm è stato già molto apprezzato dagli studenti della Città di Reggio Calabria nel corso dei matinee loro riservati, nei quali si è sempre registrato il sold out”, conclude la vicepresidente Princi.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Mimmo Lucano, la corte d'appello riduce e sospende la pena
La Corte d'appello fa cadere quasi tutte le accuse per l’ex sindaco del comune di Riace, Mimmo Lucano. I giudici della Corte d’appello di Reggio Calabria hanno condannato a un anno e sei mesi, con pena sospesa. Il secondo grado di giudizio, quindi, ribalda la precedente sentenza che aveva condannato l'ex sindaco di Riace a 13 anni e 2 mesi di carcere. Cos'è successo? A settembre 2021 l’ex primo cittadino del comune calabrese, divenuto un modello in tutto il mondo per l’accoglienza e l’integrazione dei migranti, era stato condannato per associazione per delinquere, truffa, peculato, falso e abuso d’ufficio. I sostituti procuratori generali Adriana Fimiani e Antonio Giuttari avevano chiesto una condanna a 10 anni e 5 mesi, una pena minore a quella comminata in primo grado. La sentenza della corte d'appello, però, ha cambiato completamente il quadro contro l'ex sindaco di Riace. Il secondo grado di giudizio in quel di Reggio Calabria, infatti, ha infatti dichiarato Mimmo Lucano innocente dei reati più gravi a suo carico ma soprattutto ha prima ridotto la pena a "solo" un anno e sei mesi di carcere e poi sospeso la stessa. La difesa di Mimmo Lucano La difesa di Mimmo Lucano ha contestato la tesi dell'accusa, sostenendo che la sua condanna è stata il risultato di un "accanimento non terapeutico". I legali hanno evidenziato come l'accusa abbia distorto i fatti e utilizzato le intercettazioni in modo distorto per condannare Lucano. La difesa ha puntato l'attenzione su una conversazione chiave, in cui a Lucano viene attribuita una frase che non compare nella perizia disposta dalla procura. Secondo i legali, il tribunale di Locri ha utilizzato una trascrizione della Guardia di finanza che non è attendibile. Chi è Mimmo Lucano? Lucano è diventato celebre per il suo approccio innovativo e umanitario nell'accoglienza dei migranti. Questo modello ha permesso al paese di rivitalizzarsi e di diventare un modello di integrazione a livello internazionale. Nel 2004, Lucano viene eletto sindaco di Riace, un paese di 1.800 abitanti che stava vivendo un periodo di declino demografico e sociale. Lucano decide di accogliere i migranti che arrivavano sulle coste calabresi, dando loro la possibilità di ricostruire la propria vita in un ambiente sicuro e accogliente. Nel 2017, Lucano viene indagato dalla Procura di Locri per una serie di presunti reati legati alla gestione dell'accoglienza dei migranti Foto di copertina: https://pixabay.com/it/photos/giubbotti-di-salvataggio-siria-3290742/ Read the full article
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25 aprile: Bologna, FdI contro Mimmo Lucano a festa del Pratello
(ANSA) – BOLOGNA, 16 APR – Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace, condannato in primo grado proprio per la gestione dei migranti nel paese della Locride, sarà l’ospite d’onore alla tradizionale festa del 25 aprile che si svolge ogni anno in via del Pratello, a Bologna. Ma la cosa – come riporta il Corriere di Bologna – non piace a Fratelli d’Italia che chiede al Comune se “intende autorizzare questa…
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Sono più che certo che adesso quelli che hanno difeso Lucano lo scorso ottobre ‘18 ed hanno esultato per il successivo ed evidentemente prematuro non luogo a procedere eviteranno ogni commento negativo sulla magistratura, proprio come avrebbero dovuto fare sino ad ora.
Ecco alcuni illuminanti esempi delle reazioni pro-Lucano dei mesi scorsi:
https://www.internazionale.it/bloc-notes/annalisa-camilli/2018/10/02/domenico-lucano-arresto
https://www.facebook.com/CecileKyengeKashetu/videos/maurizio-crozza-parla-di-mimmo-lucano/242026856472594/
http://www.perlapace.it/premio-nobel-la-pace-riace-30-gennaio-conferenza-stampa-mimmo-lucano/
https://veronanetwork.it/cultura/accoglienza-che-rigenera-mimmo-lucano-racconta-lesperienza-di-riace/
https://www.democratica.com/focus/mimmo-lucano-riace-migranti-salvini/
https://www.linkiesta.it/it/article/2019/01/07/mimmo-lucano-salvini-migranti-sea-watch-sea-eye-riace-sindaci-ribelli/40639/
https://ilmanifesto.it/per-mimmo-lucano-mezza-vittoria-in-cassazione/
https://www.wired.it/attualita/2019/04/03/cassazione-scagiona-mimmo-lucano-riace/
https://www.legambiente.it/riacenonsiarresta-felici-per-mimmi-lucano/
#italia#riace#comune di riace#sindaco di riace#modello riace#mimmo lucano#magistratura italiana#immigrazione#immigrazione in italia#immigrati#immigrati in italia
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la scuola svedese
Ho un rapporto conflittuale con l’arte, chi non ce l’ha mi direte, eh ma io sono proprio antipatica per certi versi. Diciamo che ci sono dei casi in cui non amo l’arte. Anzi, allarghiamo il discorso anche ai beni culturali: io ho un rapporto un po’ controverso con il nostro patrimonio di arte e cultura. Ho una specie di attrazione morbosa per le statue, mi annoio nelle pinacoteche, un quadro per colpirmi deve o disturbarmi o ricordarmi mia madre, non apprezzo i concetti spaziali di Fontana per dire, capisco il taglio nella tela, ma non lo amo. Capisco il taglio nella tela perché so come funziona il mercato dell’arte, quello che sta sopra e sotto la superficie e di base non mi piace, nulla contro Fontana. Non fraintendetemi, giro per musei, per lo più mi annoio e fa un po’ specie dirlo perché sono laureata in beni culturali, ma mi piaceva la parte manageriale e quando ho capito a fondo che tipo di settore fosse me ne son ben guardata di entrarci. Mi piacciono le chiese, ma non per il senso estetico, mi piace starmene nelle chiese, non ne capisco la voluttà a volte, nel senso sì, la capisco, capisco l’opulenza delle chiese palermitane, le vetrate di quelle parigine, ma non mi colpisce, non la apprezzo, voi direte but it’s for the sake of knowledge, ok, però che palle dopo un po’. Ci sono dei musei che nonostante ciò vorrei tanto vedere tipo l’hermitage, è curiosità. Vicino casa dei miei c’è una chiesa del 1100 mai restaurata, si tiene bene in piedi e sulla facciata ha ancora dei rimasugli di affreschi e ha ancora il rosone e dentro è pura pietra, l’architettura si è mantenuta essendo in un posto riparato e al sud, non ha subito bombardamenti o agenti atmosferici aggressivi, quindi sta lì da mille anni spartana e anziana e io ne sono affascinata perché è un reperto genuino di quello che rimarrebbe se ci facessimo i cazzi nostri, è senza photoshop. Io sono un po’ iconoclasta (in senso lato), credo nello studio del passato, meno nella sua ostinata preservazione, Roma ne gioverebbe in viabilità. A parte gli scherzi, io preserverei le statue che piacciono a me, di qualunque materiale, i bronzi di Riace per esempio oppure il satiro danzante, hanno una storia affascinante dietro, ma che non risale all’epoca in cui sono stati creati bensì a quella del ritrovamento, dicono molto di più del popolo che li ha trovati che non di quello che li ha prodotti. In Calabria e in Sicilia è comune pensare che il ritrovamento non sarebbe mai potuto essere possibile se i reperti non fossero stati trascinati il più vicino possibile dalle reti dei pescatori, che molto spesso hanno raccattato beni ancora più preziosi e importanti di nascosto e poi contrabbandati, beni adesso presenti in collezioni private e ben protette dagli occhi del mondo. I bronzi si dice che sia stata fortuna, o meglio, furono avvicinati piano piano e prima di volerli tirare su in un’ultima spedizione un sub laziale li ha scoperti durante un giro e chiaramente adesso sono un bene comune e non in qualche camera da letto di un magnate del gas in russia. È che di ogni ritrovamento poi ci si chiede che fine abbiano fatto accessori e altre figure del gruppo e la risposta non è mai molto chiara. Ma sono credenze popolari, volete mica che ci sia un mercato nero di arte e archeologia? Parlando di statue io me ne innamoro, come quando ai musei vaticani ho visto Antinoo, ma è noto che siano tutte delle figure ritoccate per sembrare fighe, voi credete che i ritocchi alle foto sia una peculiarità dei nostri tempi? Comunque su tutto odio l’arte commissionata dalla chiesa, anche se i soldi del clero ci hanno portato grandi svolte in campo artistico, non crediate che non abbia studiato la materia, solo che l’arte per mecenatismo la trovo snaturata, sì, l’arte è mecenatismo per lo più e infatti io un po’ la snobbo, preferisco l’artigianato, ma è la stessa cosa direte, non proprio. Quando mi si propone di andare in un museo di reperti io puntualmente mi rifiuto perché i cocci non c’ho voglia di vederli, insomma che me ne fotte di vedere dove mangiavano il brodo gli antichi egizi o gli etruschi, son ciotole, brocche, sandali, preferisco fare un giro al mercatino che mi immagino e mi proietto sempre tra duemila, tremila, quattromila anni, se ci sarà ancora una sorta di popolazione su questa terra e resterà abitabile in qualche modo mi vedo sti esseri che se ne vanno per musei a dissertare sulla furniture ikea, i piatti ikea, i bicchieri ikea, le tende ikea, i tavolini ikea e le guide che la chiamano “la scuola svedese”, la corrente artistica scandinava e mi viene da prenderli per il culo.
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Mimmo Lucano su Di Bari: “Con lui la Prefettura era diventato un luogo ostile” Continuano le polemiche attorno alla figura del mattinatese Michele Di Bari, ex capo dipartimento Immigrazione del Viminale che si è dimesso ieri per l’indagine anticaporalato che coinvolge la moglie Rosalba Bisceglia. Forti imbarazzi anche nel mondo del clero, Di Bari siede nel cda di Casa Sollievo, uno degli ospedali del Vaticano. (...) In queste ore, Michele Di Bari, ex prefetto di Reggio Calabria, è stato duramente attaccato dal sindaco di Riace, Mimmo Lucano in un’intervista a “Il Manifesto”. I due hanno avuto a che fare dal 2017 al 2019, quando Di Bari era a capo della Prefettura calabrese. “Le mie critiche sono state sempre di natura politica e le sue dimissioni la dimostrazione che la luce si fa strada da sola”, le parole di Lucano alla testata romana. “Il problema è di natura politica. Troppi misteri si sono annidati nella Prefettura di Reggio quando a guidarla era Di Bari. Prima che lui arrivasse – ricorda Lucano -, Riace aveva avuto sempre rapporti molto stretti con la Prefettura perché era sempre disponibile ad accogliere a tutte le ore i migranti. Un filo diretto tra istituzione e seconda accoglienza che funzionava. Poi, con il cambio al vertice, tutto è iniziato a mutare. La Prefettura è diventato luogo ostile, era impossibile comunicare con i funzionari. In quel tempo la notorietà acquisita da Riace era alta e aveva attirato l’attenzione mondiale. Sono iniziate le ispezioni della Guardia di Finanza, dei funzionari prefettizi. Quattro relazioni in poco tempo, due a favore e due contrarie. Una di queste, quella più favorevole dove si descrive il modello di accoglienza di Riace, così come lo raccontava il mondo intero, è sparita. Abbiamo aspettato un anno con incessanti richieste formali dei miei legali prima di poterla leggere per intero. Un giorno mi presentai con padre Zanotelli in Prefettura e Di Bari si rifiutò di incontrarci. Mentre fu molto solerte e puntuale nel firmare l’autorizzazione a una manifestazione neofascista a Riace. Portarono le bandiere nere fin sotto al Comune. Una vergogna”. Ora Salvini attacca la ministra Lamorgese, ma fu proprio il leghista a nominare Di Bari per l’importante incarico al Viminale. “Penso che Salvini è capace di tutto – commenta Lucano -, anche di smentire se stesso. Ma se è stato lui a nominare Di Bari capo dipartimento del Viminale, cosa vuole ancora? Era stato lo stesso prefetto a firmare l’ordine di demolizione della baraccopoli di San Ferdinando. Quando Salvini si presentò con le ruspe c’era al suo fianco proprio Di Bari. È uno scandalo che Di Bari sia stato confermato al vertice del dipartimento Immigrazione anche dai governi Conte e Draghi. Le piaghe del caporalato, del neoschiavismo, delle baraccopoli come Rosarno e Foggia sono i frutti marci di una politica delle migrazioni fallimentare. Io continuo a girare per l’Italia per raccontare Riace. Per parlare degli sfruttati, rievocare Becky Moses, Soumaila Sacko e gli altri martiri della Piana. Perché, malgrado la procura di Locri, il prefetto Di Bari e gli altri personaggi che l’hanno affossata, Riace è per sempre”. (Immediato.net)
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Mimmo Lucano è stato condannato a 13 anni e 2 mesi di carcere per il Sistema Riace (...), il giudice ha raddoppiato la pena rispetto alle richieste del pubblico ministero(.) (...) il dispositivo certifica che Lucano non ha favorito l’immigrazione clandestina. L’accusa di aver organizzato “matrimoni di comodo tra cittadini riacesi e donne straniere al fine di favorire illecitamente la permanenza di queste ultime nel territorio italiano” è stata ritirata dai pm. La condanna è arrivata per i reati contro la pubblica amministrazione, la pubblica fede e il patrimonio. Ovvero associazione per delinquere finalizzata a “commettere un numero indeterminato di delitti”, falso in atto pubblico e in certificato, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, abuso d’ufficio e peculato. (...) I (magistrati) consideravano questi reati come “esecutivi di un medesimo disegno criminoso”, e in questi casi (...) la pena (...) la si aumenta fino al triplo (di quella "base" del reato più grave). A questi vanno aggiunti (...) abuso d’ufficio e il falso in certificato. Per aver rilasciato una carta d’identità a una cittadina nigeriana che non era residente a Riace. In più c'è (la) truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. (...)
da www.open.online via https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/amaro-lucano-nbsp-condanna-dell-rsquo-ex-sindaco-comune-calabrese-284528.htm
Forti questi Travagliati che “non è stato condannato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”. In effetti lui mica è salito sulle navi Ong, ha “solo” fluidificato” la logistica post sbarco. L’azzecca-garbuglismo serve in questo caso per derubricare come “non reato” la CAUSA non l’effetto agli occhi del popolazzo che “s’informa”. E magari abbocca e appoggia: il medioman sinistro insorgerebbe contro chi fermi i profughi dalle guerre mpoverini, ma forse conserva il riflesso di appoggiare la condanna per peculato furbacchione. Tranqui dài che in appello passa tutto.
Lucano è uno degli avanguardisti, magari non (solo) per soldi ma per ideologia (una AGGRAVANTE dal mio punto di vista anti popolazzaro) del BUSINESS PIU’ LUCROSO DEL TRAFFICO DI DROGA (cit.). Infatti il suo era diventato il “modello (di business) Riace”.
Nota finale: chissà perché mi viene in mente che Al Capone fu incarcerato per una serie di reati economico amministrativi e per evasione fiscale, non per aver commesso il reato non previsto di “capo di Cosa Nostra a Chicago”. Ciò non toglie che lo fosse, un favoreggiatore dell’immigrazione clandestina.
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RIACE
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Per la gestione dei migranti, per questo suo famoso sistema di accoglienza diffusa, un sistema ammirato in tutto il mondo, e su cui è venuto a girare un cortometraggio persino Wim Wenders, qui sono arrivati fino a 3 milioni di euro l'anno. E però, colpisce. Provi a capire come era Riace, ora che è tutto finito, cosa era, cosa non ha funzionato: e non trovi un numero. Quanti abitanti effettivi ha, per esempio, a prescindere dal dato formale dei residenti? Cioè, quale era realmente la proporzione tra italiani e stranieri? E gli italiani, che età hanno, in media? E che reddito? Quanti migranti sono stati qui? Più di 6mila, dicono. Ma che significa? Per quanto tempo? E ora, dove sono? Riace gli è stata utile? Hanno imparato, tipo, un po' di italiano? E queste associazioni a cui era affidato tutto, che bilancio avevano? E quanti dipendenti? Selezionati come? Quante spese organizzative rispetto alle spese sostanziali?
In tutti questi anni, è stato rendicontato poco o niente.
E spesso, in modo solo generico.
L'unico numero certo qui è quello che il 26 maggio, quando è stato eletto il nuovo sindaco, è stato battuto dalle agenzie di stampa di mezzo mondo. 24. I voti per Mimmo Lucano.
Ed è un numero sbagliato.
24 sono i voti che ha avuto la lista di Fratoianni alle Europee.
Eppure, Riace non ha che 2.313 abitanti. La stazione è un binario e basta, senza biglietteria né niente. Poi c'è una farmacia, e di fronte, un bar e un tabaccaio. Fine di Riace Marina. Che è una delle due parti di cui si compone Riace, ed è sostanzialmente una fila di villette strette tra il mare e la statale. 300 metri più su, a sette chilometri, c'è Riace Superiore. Con la piazza del municipio, la chiesa, un bar, una salumeria e un piccolo alimentari, altri due bar e il tabaccaio. Sono collegate da due corriere al giorno. E cioè, dall'autostop.
Il primo che si ferma ha un fuoristrada da oltre 40mila euro. E quando gli dico che sono una giornalista, mi dice subito: L'ho comprato a rate. Fa il muratore.
Sono quasi tutti operai, qui. E, curioso: molti hanno un SUV. Moltissimi.
E hanno tutti lavorato nell'accoglienza.
Tra progetti ordinari e progetti di emergenza, tra SPRAR e CAS, Riace aveva circa 300 posti. Ma a tratti, in base agli sbarchi, in base a guerre e carestie, i migranti erano più del doppio. Gestiti da Città Futura, l'associazione fondata nel 1999 da Mimmo Lucano, e altre sei associazioni minori. Ma capire come, è complicato. Google non ha molte informazioni. E quindi, l'unica è telefonare alle associazioni. Una a una. Inizio dal Girasole. Da Maria Taverniti, la sua presidente. Mi hanno detto che è a casa, vorrei chiederle se posso passare un momento. Ma mi dice: Non sono a Riace. Dico che sto qui tutta la settimana, mi dice: Non so quando torno. Chiedo allora se posso passare in sede. Mi dice che è chiusa. Se posso parlare con uno degli operatori. Mi dice che non c'è più nessuno. Chiedo se c'è un sito web da cui avere un'idea delle attività. Non c'è. Un documento, un volantino, un vecchio articolo di cronaca locale: niente.
Non trovi un pezzo di carta, qui.
In compenso, trovi le intercettazioni della Guardia di Finanza. Che ha indagato su Riace per 18 mesi. Il 2 settembre 2017 Mimmo Lucano è con Cosimina Ierinò, la sua segretaria. Ed è inferocito. Sono arrivati i fondi da Roma, e ha girato al Girasole 95mila euro: ma i fornitori continuano a chiamarlo, perché non sono stati pagati. E anche gli operatori. 95mila euro. E non bastano? "Sono dei ladri matricolati!", dice.
Dal Girasole si difendono, dicono che hanno pagato quello che hanno potuto. Che quella è solo parte dei fondi. Che quando da Roma arriverà il resto, pagheranno il resto. Ma Cosimina Ierinò è lapidaria. "Si sono fregati tutto", dice.
E la Guardia di Finanza ha decine di intercettazioni così.
Secondo la Procura di Locri, guidata tra l'altro da una toga rossa, Luigi D'Alessio, che ha ripetuto più volte alla stampa che su Riace spera davvero di essersi sbagliato, nei tre anni esaminati quasi il 30 percento dei fondi è stato usato per tutto tranne che per i migranti. Per intestarsi case. Per ristrutturare e arredare immobili estranei ai progetti di accoglienza, per concerti e festival vari. E dai conti correnti delle sette associazioni mancano all'appello 2 milioni di euro: prelevati senza giustificazione contabile. Di certo, parte sarà stata spesa per i migranti. E sarà dimostrato in aula. Ma altrettanto di certo, molte delle fatture in archivio sono, diciamo, discutibili. Per una delle case risultano comprati 87 materassi e 131 cuscini, un cartolaio ha venduto mobili. E una Fiat Doblò ha avuto rimborsi benzina per 695 km al giorno.
Il 30 agosto 2016 una 32enne del Ghana ha incassato un assegno di 10.591 euro per due mesi di lavoro. Fa treccine ai capelli.
Il 22 agosto 2017 Tonino Capone, presidente di Città Futura, parla con un amico, e spiega che preferisce spendere i fondi che avanzano, piuttosto che restituirli a Roma a fine anno. "Se si deve trovare qualcosa andiamo, e troviamo un po' di fatture [...] Che so, ci sono 3mila euro, ci sono 10mila euro che devono ritornare indietro. Andate, e vi scegliete una camera per i ragazzi [...] Ma mica gli torno i soldi indietro".
Si sente Mimmo Lucano dire: "Quello che ho scoperto è devastante".
Con altri 26 imputati, è accusato ora di associazione a delinquere per reati contro la pubblica amministrazione. Il processo è iniziato l'11 giugno.
Bahram Acar aveva 32 anni, quando è sbarcato sulla spiaggia di Riace. E ricorda ancora quella notte. In cui al buio, cercava la strada per Roma. Era il 1998. All'epoca, non esistevano SPRAR e CAS, CIE e CARA, e quindi, semplicemente, si è trovato un lavoro. "Negli ultimi tempi", ammette, "Riace non era che un parcheggio. I migranti avevano tutto pagato. Anche le sigarette. E quindi, ciondolavano tutto il giorno", dice. "Ma anche le associazioni. Assumevano amici e parenti, invece di operatori qualificati. Erano in 10 per 10 migranti. Non aveva più senso", dice. Dicendo quello che ti dicono tutti, qui. Ma proprio tutti. Delineando una parabola che inizia nel 1998. Inizia con quel primo peschereccio alla deriva. E per dieci anni, tutto viene gestito in modo artigianale. Ma inappuntabile. Di quei 2.313 residenti, 470 sono stranieri che si sono fermati qui. Di 38 diverse nazionalità. "Poi, però, i numeri sono cambiati", dice Adelina Raschellà, l'edicolante. "Ed è saltato tutto", dice. E per numeri, non intende i numeri dei migranti: intende i fondi. I fondi pubblici. Perché sono aumentati i migranti, sì. Ma il denaro: è quello che ha sfasciato tutto. Qui che così tanto denaro non si era mai visto. Era il 2011. Era la Primavera Araba. "Si era sparsa la voce che a Riace aprivano la porta a tutti, e telefonavano da tutta Italia, magari alle due di notte, chiedendo: possiamo inviarvene altri duecento, domani?", dice. E qui nessuno si tirava indietro. "Perché qui siamo tutti migranti noi per primi", dice.
"Ma è stato un disastro".
Anche perché i fondi, qui come altrove, arrivavano con mesi di ritardo. E quindi Mimmo Lucano ha rimediato con i cosiddetti bonus: i migranti ricevevano delle banconote con Marx e Mandela che i commercianti poi convertivano in euro quando Roma, infine, pagava. "Ma era insostenibile", dice Maria Chillino, della macelleria. "Un conto è se sei la Conad, coperto da una sede centrale. Ma noi intanto dovevamo saldare la merce. Le bollette". Tira fuori scatole e scatole di banconote colorate. Ha ancora 16mila euro di crediti. "E mentre, sostanzialmente, era tutto a nostro carico, per il resto era come non avere un sindaco. I migranti assorbivano ogni energia. Spesso, per esempio, qui manca l'acqua: ma nessuno veniva neppure a domandarci se avevamo bisogno di aiuto. Si limitavano ad affittare case, e stiparci dentro magari dieci ventenni che non avevano mai vissuto prima da soli. E lì, o sei africano, o sei italiano, è uguale: è ovvio che avrai problemi", dice. "Chiamavamo le associazioni, e non rispondevano mai". Giuro, dice. Domanda ai carabinieri. Domanda agli avvocati. Qui protestavano tutti.
I carabinieri, in effetti, hanno ricevuto decine di segnalazioni.
E il Comune, decine di richieste di risarcimento. Entra un cliente. Si chiama Cosimo Romano. Gli pagavano 300 euro al mese per un appartamento di 140 metri quadri. La ristrutturazione gli è costata 15mila euro. I danni superano i 10mila.
"Non abbiamo votato contro i migranti", dice Maria Chillino. "Ma contro chi gestiva i migranti". "Contro chi fingeva di gestirli".
E colpisce. Perché quello che racconta, e che racconta come fosse normale, è drammatico. Tre, quattro volte al giorno entravano in macelleria. E chiedevano un po' di carne, o degli spiccioli per un biglietto di treno. Il significato di un certo documento. Di tutto. "E tu aiutavi il primo, aiutavi il secondo, il terzo. Il quarto. Ma poi, eri costretto a dire no", dice. "E magari era poco più di un bambino. E ti restava lì, fuori dalla porta. Senza sapere dove andare e... e..." - le si spezza la voce. "Giuro. Giuro", dice. "Abbiamo dato più del possibile".
La sconfitta della sinistra è stata tutto, qui, tranne che una vittoria della destra. E non solo perché Claudio Falchi, il segretario della Lega eletto in consiglio comunale, migrante anche lui per 24 anni in Venezuela, è stato eletto con 25 voti: i numeri sono questi, a Riace - più che il partito con cui ti candidi, conta quanti amici hai. Ma soprattutto, perché tutti vogliono indietro i migranti. Ed è anche per questo che hanno scelto la Lega. Perché è al governo: è dalla Lega che ora dipendono i fondi da Roma. Perché per il resto, nessuno ha dubbi, qui: i migranti sono una ricchezza. E l'unica di Riace. Persino il nuovo sindaco, Antonio Trifoli, 49 anni, vigile urbano, uno che tra l'altro, è stato tra i fondatori di Città Futura, non ha che parole belle per Mimmo Lucano. Nessuno, qui, contesta il suo valore. Ha rianimato Riace. Solo che oltre alle parole belle, nel suo nuovo ufficio Antonio Trifoli ha anche faldoni e faldoni di debiti. 3 milioni di euro. "Per anni, il Comune non ha pagato l'acqua, la luce. Ma anche cose minime. Tipo l'impianto di aria condizionata. Nessuno si occupava più dei cittadini", dice. E per cittadini, intende tutti: italiani e stranieri. "Perché alla fine, eravamo tutti senz'acqua", dice.
Riace è stata capofila della battaglia per l'acqua bene pubblico. E gratuito. Per questo l'acquedotto, alla fine, ha ridotto la pressione. Perché il Comune ha 850mila euro di arretrati.
Qui anche la sinistra, dice, ha le sue responsabilità. E lo dice dopo una vita a sinistra. "Non avendo più leader, ha trasformato Mimmo Lucano in un simbolo. E ha finito per chiedere a Riace troppo rispetto a quello che Riace, realisticamente, era".
Perché in questi anni sono venuti tutti, qui. Registi, musicisti, scrittori. Artisti. Ma anche semplici attivisti: che ora, nelle intercettazioni, compaiono qui e lì, mentre chiedono se per caso una delle case per i migranti è libera per un weekend. Erano tutti incantati dai laboratori di artigianato. Dal vetro, le ceramiche. Le stoffe. Senza pensare, come hanno contestato più volte gli ispettori, che se sei un ingegnere iracheno, imparare a usare un telaio ti è completamente inutile. Non ha senso definirla, e soprattutto, finanziarla, come attività di "formazione professionale". Mimmo Lucano ha sempre ribattuto che la Calabria è questa. Che non c'è lavoro, qui. Non c'è niente. Ma allora, evidentemente, bisognava ricalibrare il sistema, gli hanno risposto. E per esempio, inviare qui i migranti appena sbarcati, per poi smistarli altrove. Il dibattito, è ovvio, è aperto. Anche perché in Italia, l'alternativa a Riace sono spesso i campi di pomodori in cui si è pagati 3 euro l'ora per 12 ore al giorno. "Ma alla sinistra non è mai interessato niente di tutto questo", dice Antonio Trifoli. "Ancora oggi, è vietato criticare. Anche se nessuno neppure sa dove siano ora i migranti che sono stati qui. Nessuno gli ha mai chiesto se Riace gli sia stata utile o meno".
E ora, dopo averci usato, ci hanno dimenticato, dice.
Ora stanno tutti sulla Sea Watch. Ora si sono trovati un'altra icona.
Nel momento difficile, sono spariti tutti.
Perché poi, per dieci anni qui ha funzionato tutto. Fino a quando prima lo stato, e poi la destra e la sinistra, non hanno deciso che i migranti erano un problema. Il problema.
E hanno sfasciato tutto.
E se Riace parla, ora, se racconta infine quello che tutti sapevano, ma tutti, per interesse, tacevano, incluso, appunto, lo stato, che poteva inviare qui tutti i migranti che non aveva idea di dove altro inviare, è proprio per difendere Mimmo Lucano. Che non si è intascato un euro, giurano. Mai. Di altri, noti un tenore di vita incompatibile con il reddito. Fuoristrada. Viaggi. Case nuove. Ma Mimmo Lucano no, giurano. Quello che aveva, ha. E cioè, niente. Quando il tribunale, a ottobre, gli ha vietato di stare a Riace, i primi giorni ha dormito in auto. Profugo tra i profughi. Sotto una pioggia a dirotto. Solo. E non è giusto, dicono. Non è giusto che paghi per tutti. E quando spiego che sì, mi ripetono tutti le stesse cose, la stessa storia, e però poi vogliono restare anonimi, e così sono non sono che voci di paese, dico, quando dico che ho bisogno di nomi e cognomi, si avvicina un uomo. "Scrivi", dice. "Mi chiamo Cosimo Nisticò. Lavoravo per la cooperativa L'Aquilone. Busta paga di 1200 euro, effettivi 300". Ora basta, dice. "Non è giusto".
"Non è giusto che paghi per tutti".
Perché la tesi di Mimmo Lucano, è nota. Con il costo della vita di Riace, i famosi 35 euro al giorno a migrante ricevuti dallo stato erano più che sufficienti: e quindi, era possibile investire anche in altro. Senza togliere niente a nessuno. Anzi. Perché aprire, per esempio, botteghe di artigianato, significava rilanciare l'economia. Per tutti. Anche per gli italiani. Il problema è che il laboratorio del cioccolato alla fine non solo non è stato aperto che per l'arrivo di una delegazione dell'ONU: la cui grigliata di carne, in più, è stata pagata con i fondi per i minori non accompagnati - per anni, il sistema ha funzionato, sì: ma poi, complice uno stato che fino a poco tempo fa non imponeva molti obblighi di rendicontazione, né molti vincoli di spesa, questo "altro" coperto dai 35 euro, questo extra, è diventato anche, per dire, tre appartamenti e un frantoio che ora risultano intestati a Città Futura. Comprati con scritture private non registrate. E 360mila euro di fondi pubblici. Come anche Palazzo Pinnarò. La sede di Città Futura. Il 10 luglio 2017, Mimmo Lucano parla con il suo presidente. Ha mezza Riace che gli domanda in che senso un frantoio benefici i migranti, a cosa serva, e ammette: "Non serve a niente".
Ma è tardi, ormai. Il sistema è fuori di ogni controllo.
Perché poi, anche se i presidenti delle associazioni non parlano, è sufficiente parlare con i pochi migranti che sono ancora qui. O meglio: provare a parlarci. Tento prima con un'eritrea, poi con tre nigeriane, altri due nigeriani. Due siriani. E sono qui da mesi, a volte da anni: ma non parlano una parola di italiano.
Che poi è la vera ragione per cui alla fine è saltato tutto. Quando a Riace si è capito che i primi a essere danneggiati, erano i migranti stessi. Perché qui, in realtà, a nessuno importa quello di cui discute la stampa. Le carte di identità rilasciate anche ai clandestini. I profughi ospitati anche a termini scaduti. Sono illeciti che avrebbero compiuto tutti. E per cui sono orgogliosi di Mimmo Lucano. Non sono visti come illeciti: ma come forme di disobbedienza civile. Se gli hanno votato contro, è per tutto il resto. O più esattamente: per tutti gli altri. Domenico Arcadi, il ragioniere del Comune, mi riporta giù a Riace Marina con la sua auto da 540mila chilometri. Sa meglio di chiunque altro come è andata, ma a inchiesta in corso, non può dirmi niente. Mi dice solo, amaro: Però intanto altri, altrove, trattavano con la Libia. "Qui risponderanno di abuso d'ufficio, magari. Di truffa. Ma altrove, di crimini contro l'umanità".
"Che follia", dice. "Sprecare tutto per un SUV. E ora che le indennità di disoccupazione finiranno, come camperanno? I migranti erano il solo modo per non diventare anche noi migranti".
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[Agosto 2019]
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Mimmo il pasticcione
Una persona legge i titoli delle notizie, o i resoconti superficiali o le analisi a caldo e si fa un'idea sbagliata: Mimmo Lucano il grande sindaco paladino dell'accoglienza, l'eroe buono che viene schiacciato da una giustizia ingiusta e prepotente?! Che mostruosità! Poi però arriva Travaglio il quale, come spesso capita, ha approfondito e spiega alcune cose, in questo modo tutto quanto appare più chiaro e comprensibile.
"Se giudichiamo la sentenza Lucano col senso comune, magari paragonandola alle pene molto inferiori inflitte a grandi corrotti come Formigoni, frodatori come B., bancarottieri come Verdini, complici della mafia come Dell’Utri, per non parlare della Trattativa, possiamo tranquillamente dire che 13 anni e 2 mesi (sia pure in primo grado) sono un’enormità.
Se però leggiamo il dispositivo della sentenza del Tribunale di Locri, comprendiamo che quei 13 anni e 2 mesi sono il cumulo delle pene per i singoli reati – quasi tutti molto gravi – per cui è stato condannato l’ex sindaco di Riace. Sgombriamo subito il campo dalle falsità.
1) Lucano non è stato condannato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina: per la violazione della legge Turco-Napolitano è stato assolto, come per aver fatto carte false per far entrare illegalmente clandestini in Italia o munirli di documenti farlocchi.
La sua battaglia contro le leggi sull’immigrazione – ammesso e non concesso che sia ammissibile da parte di un sindaco – non c’entra nulla. E nemmeno il “modello Riace”, cioè il meritorio ripopolamento di un comune depresso con l’integrazione dei migranti.
2) Difficile immaginare che i tre giudici del Tribunale nutrissero intenti persecutorii, come già si era detto dei pm (ora quasi rimpianti perché hanno chiesto la metà della pena poi inflitta dal Tribunale). Al netto di quelli contestati ai suoi 26 coimputati, Lucano rispondeva di 16 capi di imputazione.
È stato assolto per 5, condannato per 10 (in parte alleggeriti di diversi fatti, per cui è stato pure assolto) e prescritto per uno.
3) La condanna riguarda non gli aiuti ai migranti, ma una serie impressionante di pasticci finanziari con denaro pubblico. Il primo è l’associazione a delinquere per commettere “un numero indeterminato di delitti contro la Pa, la fede pubblica e il patrimonio” e “soddisfare gli indebiti e illeciti interessi patrimoniali delle associazioni e cooperative” create e controllate da Lucano e dai suoi amici come “enti gestori dei progetti Sprar, Cas e Msna” (Sistema protezione richiedenti asilo e rifugiati, Centri accoglienza straordinaria, Minori stranieri non accompagnati), con “indebite rendicontazioni delle presenze degli immigrati”, “derrate alimentari falsamente indicate come destinate agli immigrati ma sistematicamente utilizzate per fini privati”, “costi fittizi per spese carburante”, “numerose false fatturazioni”, nessun “controllo delle spese” né “documentazione dei costi sostenuti dalle associazioni”, “prelievi di denaro contante e assegni bancari dai conti correnti senza alcuna giustificazione”, “indebita destinazione di fondi ottenuti per fini diversi” dall’accoglienza.
L’altro – che forse spiega la discrepanza tra pena richiesta e pena inflitta – è la truffa aggravata allo Stato, cioè alla Prefettura e al Viminale (prima era “solo” abuso d’ufficio) per far versare 2,3 milioni indebiti o ingiustificati alle varie associazioni.
Poi c’è un’altra truffa allo Stato da 281mila euro per una miriade di “costi fittizi o non giustificati”, “false fatture”, false annotazioni sui registri Inail di ore lavorate, “fittizi acquisti di bombole, materiale di cancelleria, mobili e schede carburante false”.
Ne consegue l’accusa di falso ideologico in atto pubblico per ben 56 determine “propedeutiche al rimborso dei costi di gestione dei progetti Cas e Sprar” in cui Lucano “attestava falsamente di aver effettuato controlli sui rendiconti di spese” fantasiosi.
Un altro reato che porta alle stelle la pena è il peculato, per essersi “appropriato in modo sistematico” di “ingenti fondi ottenuti dallo Stato per l’accoglienza dei rifugiati”, “non meno di 2,4 milioni, distraendoli alle predette finalità” per l’“acquisto, arredo e ristrutturazione di tre case e un frantoio non rendicontati”, più “prelievi in contanti per 531.752 euro”, in parte usati “per il viaggio in Argentina di Lucano”, in parte per “i concerti estivi organizzati dal Comune di Riace”. Concerti che poi il sindaco “attestava falsamente” non essersi svolti “al fine di non pagare i diritti Siae”: altro falso.
L’ultimo reato grave è l’abuso per aver “affidato il servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti nel comune di Riace alle cooperative sociali Ecoriace e l’Aquilone, prive dei necessari requisiti richiesti” dalla legge, “dell’iscrizione all’Albo regionale delle cooperative sociali” e “di autorizzazioni alla gestione ambientale”, senza l’ombra di una gara (la turbativa d’asta è prescritta).
Infine Lucano rilasciò a Tesfahun Lemlem, sua compagna etiope, un certificato falso: “lo stato civile di nubile anziché di coniugata, a lui noto”.
Fin qui il giudizio penale di primo grado, che potrà essere rivisto in appello.
Sul piano politico e morale, a parte qualche spesa privata con soldi pubblici, non si può dire che Lucano sia un corrotto o che agisse per interessi propri, anche se quel sistema di soldi allegri a pioggia drogava certamente i suoi consensi. È possibile che agisse con le migliori intenzioni.
Ma questo incommensurabile pasticcione era pur sempre un sindaco, cioè un pubblico ufficiale tenuto a rispettare e a far rispettare le regole. L’impressione è che la nobile missione del “modello Riace” gli abbia dato alla testa, convincendolo di essere al di sopra, anzi al di fuori della legge. Che si può sempre contestare e persino, per obiezione di coscienza, violare. Ma senza la fascia tricolore a tracolla. E affrontando poi le conseguenze delle proprie azioni."
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«Le accuse contro Mimmo Lucano si sono rivelate inconsistenti e ad oggi il modello Riace è ancora un esempio di accoglienza e integrazione in tutto il mondo. È assurdo quindi che la Rai continui a non voler trasmettere “Tutto il mondo è paese”, la fiction, prodotta da lei, che racconta di questa meravigliosa esperienza di solidarietà». A scriverlo su Facebook è il portavoce nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni. «Il Coordinamento provinciale di Sinistra Italiana di Cosenza – prosegue l’esponente di Leu – ha presentato un esposto alla magistratura per chiederne la trasmissione. Attendiamo ora – conclude Fratoianni – che la giustizia faccia il suo lavoro. Sappiamo di essere dalla parte giusta».[...] [...]Secondo il Consiglio di Stato, il ministero dell’Interno non avrebbe potuto chiudere i progetti d’accoglienza nella città dei bronzi, respingendo il ricorso avanzato dal Viminale dopo che, lo scorso anno, il Tar di Reggio Calabria aveva messo nero su bianco l’illegittimità di quella decisione. Partendo, intanto, dal mancato invio di una diffida vera e propria, tant’è vero che le criticità evidenziate dal ministero non avevano impedito la proroga del progetto. Ma soprattutto, il ministero dell’Interno non avrebbe mai contestato puntualmente al Comune le irregolarità rilevate, né avrebbe assegnato un termine entro cui risolverle. E nonostante questo, ad ottobre 2018, pochi giorni dopo l’arresto dell’allora sindaco Domenico Lucano, che di quel progetto era l’anima, il ministero dell’Interno allora guidato da Matteo Salvini aveva disposto il trasferimento dei migranti, riportando il paese di nuovo allo spopolamento.[...]
Fratoianni: «Assurdo il continuo rinvio della fiction su Lucano»Presentato un esposto: il film fu cancellato dalla Rai dopo l’arresto dell’ex sindaco, ma il Consiglio di Stato ha riabilitato il modello Riace
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Anche se speravo in un miracolo, non avevo dubbi che la Lega avrebbe vinto le elezioni comunali a Riace. L’avevo detto ad amici e compagni che in questi anni si sono prodigati per salvare questa straordinaria esperienza. L’avevo detto anche a Domenico Lucano, “ se fai una lista devi essere sicuro di vincere, altrimenti è un autogoal bestiale! Forse è meglio se non partecipi a queste elezioni farsa perché non c’è agibilità democratica: non puoi parlare con la tua gente da cui ti hanno separato da otto mesi… Puoi fare una grande battaglia in questo senso e molti ti ascolteranno…”. Purtroppo, Domenico si è convinto che poteva farcela ed è andata a finire come sappiamo. O meglio: come pochi sanno veramente.
La Lega ha vinto perché già da questo inverno aveva preparato, tramite il suo delegato nella Locride, una strategia formidabile. I leghisti avevano fatto promesse, in caso di vittoria sarebbero arrivati i soldi. Basta una parola del ministro e la Prefettura paga gli arretrati e la gente potrà finalmente respirare. Per capire meglio bisogna sapere, infatti, che da quasi due anni ottanta giovani di Riace e dintorni, decine di esercizi commerciali, i pochi migranti rimasti sul posto, aspettavano di essere pagati. Per sette anni si erano abituati essere pagati subito in moneta locale (con l’effige di Nelson Mandela, Peppino Impastato, Che Guevara, ecc.), poi, quando il Comune riceveva i soldi dalla Prefettura, la moneta locale veniva convertita in euro. Il sistema funzionava bene, aveva dato un grande impulso all’economia locale, ed è crollato quando lo Stato ha bloccato i pagamenti dovuti.
Da quel momento è iniziato un lento e progressivo distacco della gente di Riace dal suo sindaco. Prima con dei dubbi sul suo operato, poi con una rabbia che montava man mano che passavano i mesi, che non si vedeva una soluzione, che Domenico Lucano diventava sempre più famoso e presente in tutti i massa media. Sentivano che il loro ex-sindaco aveva ricevuto grandi onori dal comune di Milano, Parigi, e da tanti altri meno noti, mentre loro erano sempre più disperati. Poi l’esilio ha fatto il resto, tagliando ogni rapporto tra la gran parte della popolazione riacese e Lucano.
Era inutile spiegare che questa situazione era stata creata ad arte, prima dal ministro Minniti e poi dal suo successore, con la collaborazione di una parte delle istituzioni che hanno perseguitato l’ex sindaco di Riace, al di là di ogni immaginazione, come fosse stato un pericoloso mafioso.
Certo, per essere onesti e avendo vissuto la vicenda dall’interno, debbo dire che anche Domenico Lucano ha commesso degli errori di ingenuità. Il più grave quello di pensare che sarebbe tornato presto al suo posto, che non avendo commesso reati penali avrebbe avuto presto ragione. La conseguenza di questa ingenua aspettativa è stata di bloccare tutte le proposte fatte da tante organizzazioni, associazioni, nazionali e europee, disposte a far riaprire le botteghe artigianali, a riportare i turisti, insomma a rimettere in moto l’economia locale. Ma, Domenico ha detto a tutti “aspettate che torni, debbo rivedere tante cose, abbiate ancora pazienza…”. Senza rendersi conto che la disperazione avrebbe portato tra le braccia della Lega una parte rilevante della popolazione di Riace.
Ma, non è finita qui. Hanno colpito un simbolo, ma non una prassi e una idea: ci sono tanti comuni nelle zone interne della Calabria che sono rinati grazie agli immigrati – da Acquaformosa a Gioiosa Jonica ai paesini pedemontani dell’Aspromonte- esperienze che andrebbero raccontate perché l’esperienza di Riace ha fatto scuola e non la fermerà nemmeno il ministro dell’Inferno.
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Cutro, 5mila persone al corteo per le vittime del naufragio. Sale a 76 il bilancio dei morti
Cutro, 5mila persone al corteo per le vittime del naufragio. Sale a 76 il bilancio dei morti. Sindacati, associazioni, politici, sindaci e gente comune. Oltre 5mila, anche se alcuni dei manifestanti parlano di 9-10 mila, le persone che aderiscono alla manifestazione indetta a Cutro, dopo due settimane dal naufragio costato la vita a 76 persone. Già, perché, intanto il numero dei morti sale ancora. A Praialonga, non lontano dalla spiaggia della tragedia, i Vigili del Fuoco, impegnati nelle attività di perlustrazione del litorale, recuperano il corpo di una bambina, tra i 7 e i 10 anni. Altri due corpi - un’altra bambina (di età compresa tra i 5 e i 6 anni) e un adulto - sono stati recuperati in giornata. Ora il bilancio delle vittime è di 76. "Fermare le stragi in mare subito”. Questo il grido di dolore di quanti, da varie regioni, si sono riuniti nella cittadina in provincia di Crotone. Ormai, suo malgrado, al centro delle cronache nazionali e internazionali. Una croce di legno, fatta con i resti del barcone naufragato sulla spiaggia di Steccato di Cutro, apre la manifestazione promossa dalle associazioni aderenti alla “Rete 26 Febbraio”. All'avvio del corteo c’è anche un battibecco: una signora inveisce da un balcone contro i manifestanti e alcuni le rispondono con le note di “Bella ciao”. Poi il lunghissimo corteo si ferma sulla spiaggia, dove viene depositata una corona di fiori. I giornalisti, che in queste due settimane hanno seguito gli sviluppi della vicenda, hanno deciso di unirsi alla protesta indossando un pass che riproduce quello della giornalista afghana Amarkhel Torpekai, deceduta nel naufragio. Tra gli enti che partecipano all’iniziativa c'è anche Emergency. Tra i partecipanti si scorge l'ex sindaco di Riace Mimmo Lucano: «Certe volte ci penso e mi vergogno di essere un cittadino occidentale. Quando ci sono queste fasi emergenziali, le comunità calabresi sono scosse e prevale subito quello spirito di solidarietà che non dimostra il governo». In testa alla marcia, con indosso la fascia tricolore, anche il sindaco di Crotone Vincenzo Voce, che aveva scritto una lettera a Giorgia Meloni, criticandola per non aver visitato Cutro subito dopo la strage. Anche in risposta a quella missiva, la Premier aveva annunciato la riunione del Consiglio dei Ministri nella cittadina calabrese, che si è svolta il 9 marzo e ha portato all'approvazione del nuovo decreto sull'immigrazione.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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